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Total Recall: How To Inserire una tipa con tre tette in un film del 2012

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Quei classici colori dal film serio

Quei classici colori dal film serio

(Mi tocca prendere tempo. Parla un po’ di cose che c’entrano, ma anche non c’entrano. Non fargli vedere che sei in difficoltà. Prendi tempo, magari te la cavi.) Ueiiiiii, ciao carissimi. Come va? Io bene, grazie. No, ancora non so cosa farò a Natale. Sì, forse il Sesto Pianeta del Sistema di Hoth, ma non è ancora sicuro niente. Dipende anche dagli impegni di Olivia Wilde Kar Wai che al momento sta facendo tantissimi film solo per guadagnare tantissimi soldi che poi utilizzerà per mantenermi. Comunque, sì, tutto bene direi. No, c’è una roba strana che ho notato da due settimane a questa parte e che secondo me merita due paroline. Com’è che l’uscita in sala dei film del venerdì è stata anticipata al giovedì? Cioè, da che mondo è mondo i film escono il venerdì, giusto? E invece adesso escono il giovedì. Come mai? Cioè, mi sembra una roba gravissima, no? Anche perché molto probabilmente questa mossa è una tecnica scaltra come poche per aumentare i risultati del primo weekend di programmazione. Secondo me, siccome i brillantissimi distributori italiani con le loro brillantissimi mosse di farci vedere i film doppiati da Ilaria D’Amico con 72 mesi di ritardo rispetto all’uscita del Blu-Ray in Polonia, sono riusciti a rovinare ulteriormente il già scarso botteghino italiano, qualcuno deve aver fatto questo ragionamento: “Scusate, eh? Ma se il weekend noi lo consideriamo venerdì, sabato e domenica è poco! Grazie al cazzo guadagnamo pochissimo! Dobbiamo prenderci un giorno in più di weekend. Facciamo che per noi il fine settimana è giovedì, venerdì, sabato e domenica. Così son 4 giorni pieni pieni. Vedrete che due soldini in più li facciamo e anche per quest’anno la Fox ci manda la cesta a casa con la pasta Garofalo in omaggio, che è troppo meglio della Barilla”. Perché io sinceramente non riesco a trovar altra motivazione per cui da due settimane a questa parte i film escono di giovedì e non più di venerdì. Comunque per me è una bazza che almeno ho un giorno in più per scrivere.

Qualcuno ha avvertito Kekkoz?

Qualcuno ha avvertito Kekkoz?

Oh, ecco, adesso che mi son preso un po’ di tempo, possiamo arrivare a parlare del film del giorno, Total Recall. L’avete già visto? Ci andrete? O fate quelli che “non si può toccare l’originale e questi cattivissimi produttori senz’anima non mi avranno mai come vogliono loro e io nun lo pago u’bigliett”? Io sono andato il primo giorno di programmazione (giovedì!) tutto curioso. Sapete perché? Perché stavo pensando da un po’ di tempo a questa parte che il mondo del cinema un tempo è stato un posto strano e bellissimo. E il merito è stato anche del nostro amico Paul Verhoeven. Vi rendete conto cosa succedeva un tempo? Un regista olandese che si fa le ossa in patria con i suoi film e con la sua precisa poetica. Un pazzo che riesce ad arrivare a Hollywood e ad imporsi all’attenzione del pubblico e dei produttori con dei film enormi, giganteschi, nei quali riesce a inserire le sue caratteristiche autoriali. Non solo! Paul Verhoeven con questi suoi film, riesce pure a fare i soldi. Sintetizzando: un regista capace e con velleità artistiche che si prende dei film di genere… No, non di genere: che riscrivono il genere e che riescono contemporaneamente a mettere d’accordo tutte le fasce possibili di pubblico e critica. Io mi ricordo che, quando ero piccolo, l’idea di Robocop, il suo cartellone gigantesco in giro per la città, mi faceva volare via come poche altre cose al mondo. Perché uno sbirro mezzo uomo e mezzo robot contro dei cattivi del futuro, a dieci anni, è semplicemente la cosa più figa al mondo da immaginare. Dico “immaginare” perché non potevo andare al cinema a vederlo a 10 anni, per cui me lo feci recuperare un anno o due dopo in VHS in inglese e, insieme al mio amico Edoardo, ce lo siamo visti senza capire una parola una. Ma tipo 10 volte di seguito. Rimanendo anche abbastanza sconvolti per la morte del povero agente Murphy. Ma non è questa la cosa importante. La cosa realmente importante è che Robocop è un film che ti cambia la vita a 10 anni come a 25 e come a 36. Perché è un cazzo di megafilm. E il merito è di Paul Verhoeven. Che in quel momento era Dio in Terra.

Tipo non c'è nulla di tutto questo. Mai.

Tipo non c’è nulla di tutto questo. Mai.

Perché quante altre volte è accaduta una cosa del genere a Hollywood? Pochissime altre volte. Per esempio: i nostri amati registi di Hong Kong non ce l’hanno fatta. Altri registi, come per esempio Roland Emmerich, stranieri nella Terra dei Sogni, si sono eccessivamente piegati ai voleri dell’industria. Verhoeven invece è andato dritto per la sua strada, fino a quando gli è stato possibile (il clamoroso misunderstanding di Starship Troopers che ancora grida vendetta e il flop di Showgirls gli hanno segato le gambe). A un certo punto lui ha esagerato, l’industria è cambiata e i suoi film hanno perso l’appeal che prima avevano sul pubblico. Ma per un certo periodo Paul Verhoeven è stato Dio in Terra. E il momento più alto della sua carriera è stato Total Recall. Un film di fantascienza/action, ispirato a un complesso racconto di Dick, capace di dar soddisfazione ai fan dei film di Schwarzenegger e al tempo stesso di far fare dei sogni bagnati agli abbonati ai libri dell’Urania. Una pellicola che raggiunse il numero uno al botteghino USA e che al tempo stesso riuscì a spostare più in là l’asticella del visibile con un uso forsennato degli effetti speciali. Insomma, un cazzo di classico. M’è capitato di rivederlo da poco, il vecchio Total Recall e vi posso dire una cosa: non è invecchiato di un giorno. Un film perfetto, sotto ogni punto di vista. Cast della stramadonna, un ritmo che ti fa esplodere il cervello, sequenze incredibili e azzardatissime, trovate geniali a pioggia e un quantitativo di carne al fuoco semplicemente incredibili. Ve lo ripeto: quando c’era Verhoeven, il mondo del cinema era un posto migliore.

Ti giuro che faccio questa serie dove sono un grosso che non ti dico...

Ti giuro che faccio questa serie dove sono un grosso che non ti dico…

E poi, per le solite ragioni che ormai non abbiamo più neanche voglia di raccontarvi, s’è deciso di rifarlo. E noi che dobbiamo fare? Niente, andiamo al cinema il primo giorno di programmazione. Con quella strana sensazione nel cuore: da una parte la consapevolezza e il pregiudizio che questo remake non sarà MAI come l’originale, dall’altra una fievole speranza di poter vedere una roba che almeno non ti viene l’aiz agli occhi. E quindi arriviamo al punto della questione. Total Recall di quel babbeo di Len Wiseman è un filmetto che vi potete vedere a casa una bella domenica di pioggia di un fottuto novembre e passare quasi due ore di onesto intrattenimento. Ecco come vanno le cose: il problema è che io ci spero ogni tanto che questi cazzo di remake siano una roba di rara gravezza ma, a parte rari casi in cui veramente si raschia il fondo di un barile pieno di merda (ve lo ricordate il nuovo Nightmare?), vengono fuori dei filmetti da sei e mezzo che non ti fanno manco arrabbiare. Cioè, a l’uscita di Total Recall 2012 non ho tirato dei moccoli come avrei pensato ma me lo sono dimenticato in fretta e furia, come se avessi visti una cazzatina di quelle che: “boh, sì. Anche no, ma alla fine due robe le salvo pure”.

Figo, no? Eh? Figo, vero? Hai visto? Eh?Oh, hai visto o no?

Figo, no? Eh? Figo, vero? Hai visto? Eh? Oh, hai visto o no?

Non c’è più Marte. C’è il futuro, ma non c’è più Marte. C’è un mondo dove c’è stata la Guerra Brutta e che ha rovinato tutto. Si salvano solo l’Australia, dove ci stanno i poverinos, e la Gran Bretagna dove stanno i ricchi. I poverinos vanno ogni giorno a lavorare dai ricchi grazie alla Discesa (aka la cosa più bella del film): attraversano la Terra da parte a parte in 17 minuti, passando per il Nucleo, grazie a una megasuppostona. Nel momento in cui si passa di fianco al nucleo c’è anche l’inversione di gravità, perché lo sa anche mia mamma che i cinesi stanno a testa in giù rispetto a noi e quindi, a metà strada, si ribalta tutto. Serve a qualcosa questa gag? A pochissimo, ma non è male da vedere. I poverinos vanno dai ricchi a costruire dei robot fortissimi e poi tornano a casa nei posti dei poverinos, con i cinesi con le pagode, le birrette al bar e le case una sopra l’altra. Comunque la gag è che siccome non c’è più spazio da nessuna parte, la gente non ci sta nel mondo e quindi i ricchi vogliono fregare lo spazio ai poverinos proprio grazie ai robot che questi ultimi hanno costruito. Tutto chiaro? Ok, e quindi contro i ricchi senza scrupoli con a capo Bryan Cranston con la parrucca di Solange c’è la Resistenza con a capo il povero Bill Nighy (Trovo immorale che nel 2012 quelli della Resistenza abbiano i dread). In tutto questo c’è la Rekall, una ditta che ti fa le pere con dei ricordi di quello che vuoi tu. Siccome il nostro povero protagonista, Colin Tarrell aka il Tarello d’Irlanda, è sposato con quella megapatata di Kate Beckinsale, è scontento della propria vita. Capito? Lui si scopa Kate ed è scontento perché sogna di sparare a dei cattivi insieme a Jessica Biel. E quindi va alla Rekall per farsi fare una pera di ricordi dove lui fa l’agente segreto, ma le cose non vanno per il verso giusto e da lì parte il film. Che fondamentalmente è riassumibile in questo modo: lui scappa e c’è della gente x capeggiata da Kate Beckinsale tutta corrucciata che lo insegue. Tutto qui? Sì, senor. Tutto qui.

Una delle foto più belle che abbia mai visto!

Una delle foto più belle che abbia mai visto!

Total Recall nuovo è una robetta così, mezzo mezzo. Ha una cura assurda nel design e nei particolari. Visivamente è come se esistesse una versione di serie B dei prodottoni sci fi action degli ultimi anni: ha i lens flare a vanvera, quella color correction tutta grigina da filmettino serio e cupo e un quella perfetta mescola tra digitale pacco e digitale passabile. Insomma, esattamente tutto quello che vi aspettate dopo la visione del trailer. Nessuna sorpresa, nessun brivido. Sì, ci sono tante belle cosettine “grafiche” sparse lungo tutto il film (i tatuaggetti fosforescenti, il telefono nella mano, la stanza degli ascensori che sembra richiamare The Cube…), ma per il resto… calma piatta. Il problema principale di questa nuova versione è il fatto che manca tutta la parte “psicologica” della questione. La confusione mentale dello sdoppiamento schizofrenico del protagonista viene risolto in modo evidentemente troppo semplicistico e alla fine ci si concentra solo sul lato action della questione. Brutto? No, alla fine ovviamente no, ma anche chissene. Anzi, a dire il vero verso la fine mi sono pure un po’ annoiato, che la sequenza finale è pure fin troppo lunga. Ah, comunque mi avevano detto che non si vedeva la tipa con le tre tette. In realtà si vede. Si vede per quattro secondi e c’è perché ci dev’essere. Non perché Len Wiseman è in fissa con cose tipo Marshall Bell con un tumore parlante che gli esce dalla pancia, un tassista di colore con le braccia da insetto, capsule inserite nel cervello che ti estrai dal naso. No, c’è perché se non ci fosse stata veniva fuori un casino. Perché Len Wiseman è il regista di quelle calzate di Underworld, mica di Robocop o Starship Troopers. Sfortunatamente le cose stanno così…

Dvd-quote:

“Tanto già lo sapevate, no?”
Casanova Wong Kar-Wai, i400calci.com

>> IMDb | Trailer


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